FORMAZIONE E RICERCA:

LE MIGLIORI “ARMI” PER IL NOSTRO FUTURO

by Interprogetti Editori – Tecnologie Alimentari (https://interprogettied.com/tecnologiealimentari/) – Autore: Alessandro Bignami

È fondamentale ridurre il divario fra le conoscenze messe a disposizione dall’evoluzione tecnico-scientifica, in continua accelerazione, e la produzione agroalimentare, che spesso invece fatica a trovare sul mercato del lavoro le competenze necessarie. È la vera sfida che il food italiano ha di fronte per mantenere un ruolo guida in un mercato internazionale scosso dai conflitti e segnato dal confronto fra un’economia europea iper-regolamentata e potenze globali sempre più aggressive: a partire dallo storico alleato statunitense che con la minaccia dei dazi sta preoccupando le nostre filiere alimentari d’eccellenza, che hanno sempre trovato negli Usa un ampio sbocco.

La ricerca è la prima risposta che l’Europa può dare alle incertezze che gravano sul suo destino. Una risposta che deve venire prima di altre reazioni, economiche o militari, che richiederebbero un’unità politica ben lontana dall’avverarsi, anche alla luce delle spinte nazionalistiche che agitano quasi tutti i paesi del vecchio continente. La conoscenza scientifica e la presenza di centri di ricerca all’avanguardia sono probabilmente le “armi” più immediatamente disponibili per l‘Europa e l’Italia nello sforzo di continuare ad avere voce in un mondo sempre meno ospitale. Il punto però è portare queste conoscenze sviluppate in secoli di scienza e attività produttive alla portata di più aziende possibili e lungo le intere filiere: e quindi, per quanto riguarda il settore alimentare, dalle tecniche agricole ai processi di lavorazione fino al confezionamento finale e alla logistica. Molte imprese pagano invece lo scotto di una sapienza tecnica interna che va a indebolirsi con il pensionamento degli operatori più esperti e lo scarso ricambio generazionale. Per ridurre il gap di cui si diceva all’inizio, occorre la stretta collaborazione fra enti pubblici, istituti scolastici, università, centri di ricerca, associazioni e aziende. La volontà di affrontare questo tema cruciale per il nostro futuro è già diffusa, ma si basa ancora troppo sulle lodevoli attività di singole realtà, che probabilmente non basteranno senza un piano nazionale o, ancor meglio europeo, fondato su strategie a lungo termine e investimenti.